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Come nasce il Teatro Spazio Vitale

Cesare Palumbo, l’altra biografia (tratta da “Don Gennaro e la livella”, ed. Guida, dello stesso autore), è il direttore artistico, fondatore dell’Associazione CSNV ed ideatore, con la moglie, del Teatro Spazio Vitale. Il 17 marzo del 1944, mentre il Vesuvio di Napoli eruttava fuoco, cenere e lapilli, la madre di Cesare, Elisabetta Ventre, partoriva sul letto della sua casa di Sant’Antonio Abate il nostro autore. Fu subito battezzato, in articulo mortis, non in rito latino ma direttamente in rito e lingua napoletani. Cacciate le prime tentazioni che lo volevano “monaco di Monza”, conosce Nicolina Vitale a Stresa, sul lago maggiore, durante un convegno sulla filosofia, che sposerà nel 1975. Terminata la ‘carriera’ teologico-ecclesiastica, fa poi lo studente lavoratore e nel ’72 si laurea in Lettere Moderne alla Sapienza di Roma, con il massimo dei voti, con una tesi pertinente in sociologia “La morale e religione nelle prostitute”. Sposa Nicolina, di estrazione della provincia cosentina, a Pompei, a metà strada tra Nettuno ed il paese di Nicolina, Amendolara (CS). Decidono di stabilirsi a Nettuno, dove svolgeranno la loro vita, lei 24 anni, lui 31. Nel ‘76 pubblica “Assassiniamo il poeta. Pier Paolo Pasolini”, libro profetico perché a cominciare da quella data in Italia spariscono anche gli ultimi superstiti lettori di poesia. Come uno scemo, prima degli anni ’80, rinuncia a una cattedra universitaria di Letteratura Italiana solo perché gli viene chiesta in cambio una ‘tangente’. Però non rinuncia a fare il professore di Letteratura Italiana e Storia nei licei di Roma e Provincia. Ma usa i banchi di scuola solo per le nozioni base, perché il suo segmento è per lo più peripatetico: porta infatti i suoi allievi per mercati e fiere, a teatro, a spettacoli di piazza e li incita a fare esperienze letterarie isolandosi di fronte al mare o al cielo. Il suo rapporto coi ragazzi è di tale complicità che anticipa ante litteram il prof. John Keating del film “L’attimo fuggente” di Peter Weir. Tanto che anche oggi che se ne sta in pensione quando passeggia per la città, ex allievi che occasionalmente incontra, ormai uomini e donne fatti, lo bloccano nostalgici ed entusiasti rievocando quei tempi. Dagli anni ‘80 al 2000 Cesare, alternando attività teatrale e impegno scolastico, interpreta con successo “Non ti pago” e “Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo e continua a tutt’oggi ad omaggiare Totò recitandone ad ogni buona occasione le poesie. Scrive poi “Il Posto”, commedia comico satirica in napoletano e la porta in scena in più parti di Italia. E’ la volta poi di “Bolla di vita”, dramma-commedia sull’aborto, replicato più volte nella sua città di residenza ed in vari teatri italiani. Nel ‘96 pubblica “Così parlò il porco di Sant’Antonio Abate”, un riflessionario di aforismi sulle tre condizioni della vita umana, l’uomo animale, il poeta, il santo. Pubblica nel 2020 ‘L’animale con tre ali’, animale sinonimo di "uomo", con tre ali (che rappresentano ragione, sentimento e fede), una raccolta di aforismi, pensieri e considerazioni che stimolano alla riflessione su tematiche svariate inerenti l'uomo, la sua natura, i suoi sentimenti e la società in cui vive. Particolare riguardo è dato al tema dell'Amore, che l'autore considera ciò che tutto muove. Nel 2021 pubblica ‘Le cose e le ombre’, una raccolta di poesie in cui l’autore sottolinea che vediamo sempre le ombre e non le cose o le cose oltre le loro ombre. Ciò che può forzare la porta delle ombre, per entrare nelle cose, è la poesia che ne svela, anche se parzialmente, l'essenza. Le poesie trattano temi come l'amore, la delusione, le attese e i desideri. E poi ancora, i silenzi, i sorrisi, la solitudine e Dio. Non riesce a mettere in scena una sua commedia corale in napoletano a lui tanto cara “Storia di un povero cristiano partenopico”, un vedovo napoletano con figli a carico eletto papa e, subito rinunciatario, poiché i parroci della sua città lo convocano, allarmati, invitandolo a desistere dal mettere in scena lo spettacolo, senza riuscire a capire che Cesare non vuole dire nulla contro Gesù, l’unico vero Cristo, ma osserva e obbietta quella parte della Chiesa, da dove veniva, e cioè con loro. Peccato, ma Cesare non se la piglia più di tanto, perché il successo è un fatto interiore legato ad un equilibrio dell’anima e, se a volte non ti danneggia, comunque non ti porta tranquillità e fortuna.

Contatti

  • Via Capitano Dante Canducci, 29/A
  • culturarten.vitale@gmail.com
  • 339 423 2337

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